Ha da poco soffiato sulle candeline per festeggiare il decennale d’iscrizione nell’albo del “Patrimonio culturale immateriale” eppure il prestigioso riconoscimento ricevuto nel 2012 dall’Unesco è solo una luccicante moderna etichetta di una storia invece antica, secolare. La Dieta Mediterranea viene raffigurata con una piramide di alimenti, come una tabella nutrizionale e comportamentale da osservare per uno stile alimentare sano e una vita longeva. Non è solo una tabella, però. Comprende una serie di competenze, conoscenze, rituali, simboli e tradizioni su coltivazione, raccolta, pesca, allevamento, conservazione, cucina, condivisione e consumo di cibo.

Negli anni studi scientifici hanno dimostrato che un regime alimentare bilanciato riduce il rischio di malattie cardiovascolari e tumori. Metodi innovativi, mode e rimedi presentati come miracolosi non sono riusciti a scalfire la superiorità della Dieta mediterranea, da oltre 70 anni considerata dagli studi scientifici il miglior modello alimentare per mantenersi in salute e in forma. Nella piramide c’è spazio per una varietà straordinaria di cibi disposti in funzione delle loro caratteristiche nutrizionali, nella sua articolata dimensione entrano in gioco però anche altre componenti: il rispetto dell’ambiente, dei valori socio-culturali e delle tradizioni. È in fondo proprio questo che l’Unesco l’ha nominata nel 2010 “Patrimonio immateriale dell’umanità”.

La paternità dell’espressione “Dieta mediterranea” appartiene al ricercatore americano Ancel Keys che, in occasione di un viaggio in Italia negli anni ’50 e poi nel suo lungo soggiorno a Pioppi, frazione cilentana del comune di Pollica, constatò la bassa incidenza di alcune malattie tra la popolazione locale. Una convinzione avvalorata dalle ricerche più recenti, capaci di dimostrare il ruolo di prevenzione di questo regime alimentare da obesità, diabete, ipertensione, rischio di patologie cardiovascolari e di cancro.

Un pilastro della Dieta Mediterranea è il consumo di pesce - specie quello azzurro - almeno due volte la settimana. È fonte preziosa di numerosi nutrienti importanti tra cui proteine ad alto valore biologico, acidi grassi Omega-3 (soprattutto nel pesce azzurro), acidi grassi a catena lunga e vitamine (B12 e D). Significativo anche l’apporto di minerali come lo iodio, importante per una corretta funzionalità della tiroide, come il selenio, fondamentale nell’azione antiossidante contro i radicali liberi, come il calcio per le ossa. Per tutte queste caratteristiche nutrizionali e organolettiche il pescato nostrano è uno dei pilastri della Dieta Mediterranea.